Il Liceo Napoleonico

Il Liceo-Convitto cominciò ad operare nel 1808, dopo il famoso decreto del 14 Marzo 1807 che ne stabilì l'apertura. Il Liceo come tale, in realtà, era attivo già dal 1805, prima a S. Sebastiano, nei locali che erano stati dei Gesuiti, e poi nell'ex convento domenicano di S. Anastasia.

Ma con il decreto del 1807, diviene "Liceo con Convitto": deve, cioè, assicurare ospitalità ad un certo numero di allievi. Una promozione sul piano del prestigio, che comporta però difficoltà ed aggravi di spesa per la ristrutturazione dell'edificio resa necessaria dalla nuova destinazione.

Il decreto del 1807, ha scritto il Ronconi, autore di un fondamentale studio sulle origini del Liceo, "mise termine ai tentennamenti della legislazione scolastica di quella età e fissò definitivamente i caratteri essenziali del nostro liceo-ginnasio". E infatti già nel periodo napoleonico la scuola assume quella connotazione culturale che la distinguerà sempre. Altri aspetti, invece, appaiono inevitabilmente legati alle esigenze del momento. Come i "militari esercizi", tipici di un periodo in cui la guerra è all'ordine del giorno.

Non a caso, il Liceo dispone all'epoca di un istruttore militare, un sergente, di un adeguato numero di fucili per i giovani e di una sentinella armata all'ingresso. Non manca neanche un esperto tamburino: a lui è affidato il compito di segnalare con il suo strumento le diverse occupazioni che scandiscono la giornata. Poi, in periodi meno marziali, sarà il più prosaico suono della campanella ad assolvere la stessa funzione.

Sempre in linea con la solennità dei tempi è l'uso di far indossare a tutti un'uniforme. La portano sia gli allievi che i professori: per questi ultimi è d'obbligo una toga nera, con martelletto viola fregiato da una striscia di velluto nero sulla spalla destra. Un berretto quadrato, sormontato da una nappa di seta color violetto, completa il tutto. E se i docenti avevano subito questa imposizione con qualche mugugno (per via della spesa) ne avevano guadagnato in prestigio, almeno sul piano formale. Anche se tutti la considerazione se l'erano guadagnata con il loro impegno.

In quel periodo l'ordinamento delle scuole prevede quattro anni di ginnasio e due di liceo. Al ginnasio prevalgono le discipline umanistiche (latino, italiano, francese, retorica, storia e geografia) completate da aritmetica, calligrafia e disegno. Al liceo dominavano invece gli studi filosofico - scientifici, accompagnati dalla storia e geografia e dai principi delle belle arti e disegno. Materia quest'ultima alternativa allo studio delle istituzioni civili. Ai suoi studentii il Liceo offre buona attrezzatura, con laboratori e biblioteca opportunamente dotati. Tra i docenti, ve ne sono alcuni, come il fisico Giuseppe Zamboni ed il botanico Ciro Pollini, che nel loro campo godono di notevole prestigio.

Gli studenti, se si considera per esempio il 1810, sono 330. Ma è la cifra più alta del periodo napoleonico, anche perché in seguito, con le continue guerre ed il declino dell'Impero, si registra una sensibile diminuzione. Solo nel 1814, con l'inizio della dominazione asburgica, il Liceo si avvia ad un'altra fase di relativa stabilità. Ma l'esordio non è dei migliori: si parla infatti di sopprimerlo, e l'abate Antonio Zamboni, che ne regge le sorti in quel difficile momento, ha il suo da fare. Alla fine arriva il sospirato assenso dei nuovi padroni, ma il Liceo, come naturale, deve adeguarsi rapidamente alle analoghe istituzioni dell'Impero asburgico.

Pubblicato il 14-10-2015