Primo giorno di scuola

Circ. 17

Verona, 13 settembre 2023

A tutta la Comunità Scolastica Liceo Scipione Maffei 

Oggetto: Primo giorno di scuola

Care Studentesse e Studenti,
Gentile Personale Scolastico,

                in questo primo giorno di ripresa delle lezioni, auguro a tutti e tutte Voi un buon anno scolastico: possa essere per ognuno un’autentica occasione di crescita umana, culturale, professionale.

                E insieme all’augurio, desidero condividere con Voi anche una semplice riflessione su una parola che,
nell’ estensione di significati e di esperienze cui essa rimanda, sempre più spesso trova ripresa ed eco nella vita di tutti noi e, in maniera sempre più urgente, nelle aule di scuola.

                Mi riferisco alla parola “ansia” che – dall’aggettivo tardo latino anxus, stretto – allude ad una sorta di habitat emotivo nel quale ci sentiamo appunto stretti, messi alle strette, costretti oltre la nostra capacità di sopportazione tra scadenze, impegni, inquietudini dettate da sofferenze interiori o da costrizioni esteriori.

                L’ansia che stringe e blocca ci rende “ansanti”, rende il nostro respiro “ansimante”, fino talvolta ad esplodere, come una porta spalancata all’improvviso da una potente spinta d’aria, come un recipiente sotto pressione che finalmente liberi energie compresse.

                Tutti sappiamo, in realtà, che l’ansia non può essere eliminata dall’orizzonte della nostra esistenza: come sintomo o come reazione, essa ci richiama a trovare misure e tempi adatti alla nostra vita interiore, ritmi consoni ai nostri bisogni; essa dice anche di paure che vanno accolte, di debolezze che necessitano di rinforzo ed esercizio.

                In ogni caso, l’ansia chiede di non essere repressa o negata né enfatizzata o esasperata: essa ha invece bisogno di essere “educata”, condotta fuori dagli spazi angusti di cui essa è voce per trovare invece parole che allarghino e diano respiro, che possano promuovere spazi di incontro e di comunicazione.

                Auguro allora a tutti parole aperte ed ariose, come quelle della poesia capace di comporre nella misura dei versi e nell’incanto delle immagini la fragilità, le incertezze e l’imperfezione che accompagnano la nostra vita:

Ti scrivo dal balcone
dove resto ancora un poco questa sera
a guardare l’orto al sole di settembre
a mangiare pane e olio e foglie piccole di basilico
ti scrivo meno fiera di quello che vorresti
sono una donna forte sì
ma con anche continue tentazioni di non esserlo
di lasciarmi sciogliere d’amore al sole
e carezzarti e baciarti un po’ di più di quello che tu vuoi
ti scrivo dal balcone
guardando il fico pieno di frutti
e il pero con le foglie malate
ho qualche pensiero triste
e due o tre sereni.

                                               (Vivian Lamarque)

Che tra i pensieri sereni, possa esserci quello di ritrovarci qui, oggi.        

 

Il DIRIGENTE SCOLASTICO

 Roberto Fattore

                                                                                                                                             

Pubblicato il 13-09-2023