La poesia al Maffei


 La poesia è tanto poco eterna quanto l'esistere di ciò cui essa, se è una poesia, appartiene. Non il monumento che fa eterno l'’immortale’ ci fa capire la poesia; bensì il fiato di chi - mortale - va attraverso la poesia. 

                                                 Paul Celan

 

 

 La poesia al Liceo “Maffei”, una stanza al pianterreno.

 La Scuola di Poesia del nostro Liceo, attiva dal 1999 (e dall’a.s. 2004-2005 parte integrante del P.OF.),  ha cercato di portare gli studenti alla conoscenza diretta e all’esperienza pratica della poesia.

Volevamo offrire la possibilità a ogni singolo partecipante di esprimere liberamente nei versi la propria individualità, la propria esperienza di vita, il proprio rapporto col mondo, e insieme portarlo a riconoscere la formazione progressiva del testo poetico, con la sua necessità di forma e di tradizione e col suo linguaggio lontano da ogni conformismo, come essenziale alla formazione della coscienza di sé. Oltre al Laboratorio vero e proprio di scrittura poetica e ai Laboratori di traduzione dalla poesia inglese e da quella tedesca, negli anni la Scuola ha offerto conferenze, incontri o seminari con poeti di rilievo sia cittadino (Paolo Campoccia, Arnaldo Ederle, Lorenzo Gobbi, Ida Travi) che nazionale (nomi come Donatella Bisutti, Franco Loi, Antonella Anedda, Milo De Angelis e i compianti Roberto Sanesi e Edoardo Sanguineti sono stati familiari nel nostro Liceo); inoltre, molti studenti hanno partecipato al Premio di Poesia e Prosa del Liceo e, come Giuria Popolare, al Premio di Poesia “Lorenzo Montano”, con la stesura di uno scritto critico in gara con altre scuole, spesso classificandosi primi.

Chi frequenta le nostre attività è un poeta, lo sarà, pensa con qualche ragione di poterlo essere? Può anche darsi che qualche futuro poeta abbia frequentato i nostri corsi,  ma non è questo l’importante. L’unica cosa che riteniamo necessaria è che l’amore per la poesia sia anche desiderio di capire cosa significa scrivere, non solo il come ma il perché dello scrivere, e che al fondo di questo ci sia una volontà di capire meglio se stessi e la realtà attraverso la parola. 

Con tutti i loro limiti (eccessi sentimentali, il peso della soggettività, riferimenti culturali mal digeriti, errori veri e propri, e soprattutto l’idea che scrivere poesia sia molto ‘poetico’ e richieda di esprimersi in una sorta di ‘poetichese’, quasi una meccanica traduzione pomeridiana di quanto si studia in classe la mattina) a volte le poesie degli studenti che hanno partecipato ai nostri laboratori o al premio sembrano scritte con l’estrema serietà di chi vuole dire una verità su se stesso e sulla propria vita, trovando in questo una qualche bellezza, e cioè anche una speranza e un nuovo riconoscimento di sé, che nello stesso momento in cui aiuta a capire chi e cosa si è, cambia chi scrive e lo porta più avanti e comunque altrove, a una diversa latitudine dentro se stesso. Per questo, vale la pena di correre anche il rischio di sbagliare, di tradire quanto si voleva dire del mondo o quanto si intendeva esprimere, e correre il rischio di tradirsi. Perché l’altra faccia di questo tradirsi è un rivelarsi, in quell’andare al fondo delle cose che è proprio della poesia e che inevitabilmente muta ciò che conosce e chi conosce. Ci pare utile a questo punto richiamare quanto scrivevamo in Una scuola di poesia?, per l’Annuario edito in occasione del Bicentenario del Liceo nel 2007:

“Detto che non crediamo possibile né desiderabile ‘fare’ dei poeti, e che la letteratura si può insegnare ma la poesia in quanto vocazione profonda probabilmente no, ma è bensì possibile scoprirla e aiutarla, cosa significa ‘insegnare’ e ‘imparare’ in una ‘scuola di poesia’? Come speriamo di aver chiarito, significa vivere come esperienza il fare e il farsi della poesia [...] Anche il termine ‘scuola’ allora, quando questo accade, torna ad assumere il suo senso antico e, per noi, sempre nuovo, di  ‘tempo libero’ per la mente, e liberato. Non dimentichiamo le aule affollate al mattino e semivuote in certi pomeriggi, i programmi e le lezioni, le riunioni e gli scrutini e i problemi educativi e quelli pratici ... Parlare di poesia, cercare di fare poesia non deve accadere altrove, né la poesia è un Altrove metafisico. Un verso, in fondo, è un verso.  È proprio nell’impoetico dei luoghi quotidiani che la poesia deve cercare spazio”

Cultura e conoscenza della tradizione, originalità e libertà espressiva, rigore formale, spontaneità dell’emergere della parola, fatica e lavoro sul testo: a volte, forse raramente, siamo riusciti a tenere insieme tutto questo, e forse a far capire che può e deve stare insieme nella scrittura, come i diversi aspetti di un unico rapporto vitale.

Tuttavia a volte hanno pesato di più la fatica, la routine, il calo delle presenze, i corsi di recupero e le riunioni, la testa di tutti troppo rivolta a quel che si deve fare per le scadenze mattutine; e forse noi stessi sentiamo sempre più difficile e insidiata la possibilità e l’idea stessa della poesia, colpita da lutti così gravi che sembrano dire la parola “fine”, come la morte di Andrea Zanzotto e di altri grandi prima di lui. La dizione stessa “scuola di poesia” ci sembra ormai un po’ altisonante e datata: preferiamo pensare – non che questo sia meno impegnativo, al contrario – ad una casa della poesia, dove si coabita e ci si confronta. 

Sono molte le cose che vorremo fare; come incontrarci al pomeriggio una volta alla settimana in un’aula per leggere poesia, discuterne liberamente, magari scriverla: non un laboratorio, né un corso, ma una specie di “terrena stanza”, per dirlo con Leopardi, della poesia, dove stare come in una condizione che riconosciamo nostra e che poi scegliamo. Ma per farle è necessario l’aiuto, la presenza e l’interesse degli studenti. 

Anche quest’anno si svolgerà il Premio di Poesia e Prosa “Liceo Maffei”, cui si affianca un concorso, “In punta di penna”, di scrittura narrativa in partenariato con l’Istituto Professionale “E. Fermi” e il Liceo Scientifico “G. Fracastoro”, rivolto agli studenti dei primi tre anni.

Richiamo anche ad un appuntamento importante, che ci interessa da vicino, organizzato dal nostro Dipartimento di Lettere (Italiano e Latino) in collaborazione con l’Università di Verona: la mattina del 18 aprile, a sei mesi esatti dalla morte del poeta, il convegno per ricordare e capire il valore della poesia di Andrea Zanzotto.

 

                                        Luca Bragaja

Pubblicato il 14-10-2015